Di recente ho assistito a una scena che è stata come un balsamo sul cuore.
La scena vede protagoniste due signore che parlano di ricette mentre fanno la spesa al reparto ortofrutta di un piccolo negozietto di paese. Di per sè nulla di particolare, se non fosse che una delle due signore era chiaramente di origini straniere e parlava in italiano con qualche piccola difficoltà.
Facevano un discorso davvero comune fra madri di famiglia: le richieste dei figli, lamentarsi che non mangiano certi tipi di verdura, ecc.
Tutto così normale, ma anche così strano in una società ancora intrisa di diffidenza verso il diverso. Tra paesini confinanti ancora vige l’astio, figuriamoci fra regioni, nazioni, o culture di altre religioni…
L’educazione (in tutte le sue sfaccettature) ha così un ruolo fondamentale, perchè è solo attraverso la conoscenza, la cultura, l’esperienza diretta che possiamo aprire le nostre menti e i nostri cuori, guarendo ferite antichissime che ancora ci attanagliano l’anima e dividono umano da umano, cuore da cuore.
Ciò non significa certo che tutti siano bravi e buoni, ma questo da cosa dipende?
Lascio ad ognuno la propria analisi!
La mia analisi e i miei studi mi portano a pensare che il disagio sociale sia dato dal disagio sociale stesso che si autoalimenta. Quando si cresce a stenti e sotto con la legge del più forte, il programma si ripete anche da adulti, magari cambiando forma esteriore, ma non sostanza.
Questa non è assolutamente una legge divina, anzi, spesso è proprio grazie alle difficoltà che si diventa migliori, ma non è certamente cosa facile farlo da soli, se invece si incontrano sul proprio cammino persone che credono in noi e ci danno un esempio di vita differente, il cambiamento diventa possibile.
Voi cosa ne pensate?
Fatemelo sapere se vi va.
A presto,
Milena Zotta Naturopata e Consulente del benessere